
Questo libro è concepito per essere uno strumento d’orientamento per chi inizia un’attività in proprio o per chi magari desidera ripensare a quella già in essere.
Il confronto con l’accordo Basilea 2
La regola cardine del primo accordo di Basilea tra gli istituti bancari, prevede che ogni istituto di credito debba vincolare l’8% del finanziamento che intende concedere all’imprenditore.
L’accordo, denominato “Basilea 2”, sancisce che la percentuale che obbligatoriamente la banca deve accantonare sarà differente in base al rischio dell’operazione da finanziare.
Pertanto, minore sarà il rischio dell’operazione proposta alla banca, minore sarà l’importo da vincolare per la banca e di conseguenza potrà soddisfare più clienti. Da ciò deriva che saranno più facilmente finanziate le operazioni a basso rischio per la banca.
Il basso rischio inteso dalle banche non è riferito al valore del bene o dell’operazione da finanziare fine a se stessa, ma il prevedibile ritorno economico che ne avrà l’imprenditore da detto finanziamento.
Il rating
E’ la valutazione che le banche daranno all’imprenditore e all’azienda.
Lo strumento principale per tale valutazione sarà sempre il bilancio d’esercizio che dovrà essere integrato da nuovi strumenti di valutazione:
- business plan (reale e credibile);
- piano strategico d’espansione con le analisi dei budget predisposti;
- organigramma aziendale da cui sia possibile verificare la fidelizzazione dei dipendenti, il grado di organizzazione interna dell’impresa;
- la presenza di personaggi chiave nei punti strategici dell’azienda;
- la dimostrazione della presenza dell’azienda sul mercato e soprattutto come il mercato percepisce l’azienda. Qualora l’azienda risulti in grado di dimostrare la soddisfazione dei clienti (brand di successo) è facile immaginare che anche la banca risulti maggiormente interessata rispetto ad altre operazioni.
- La comunicazione d’informazioni periodiche sull’andamento dell’azienda, come meglio specificato nel capitolo IVLa comunicazione.
Il bilancio
Come detto, rimane lo strumento primario per la valutazione dell’azienda. Dovrà tuttavia essere interpretato con maggiore chiarezza lo stato patrimoniale. Dovrà, ad esempio, essere riclassificato in modo da poter individuare il capitale investito e il capitale acquisito.
- Capitale investito. Coincide con gli importi iscritti nell’attivo dello stato patrimoniale e suddiviso in:
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- immobilizzazioni, che sono i beni strumentali;
- le partecipazioni;
- i beni immobiliari;
- altre immobilizzazioni.
- attivo circolante, che è composto dai crediti verso clienti, depositi bancari ed altre disponibilità liquide.
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- Capitale acquisito. A sua volta si suddivide in:
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- capitale permanente, ovvero capitale proprio o finanziamenti a lungo termine e
- capitale corrente, che sono i finanziamenti a breve termine.
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Cosa analizzano le banche
- Il grado di dipendenza finanziaria dell’impresa, desunto dal rapporto tra il patrimonio netto e il totale delle fonti.
- L’importanza del capitale sociale, desumibile dal rapporto tra lo stesso e il patrimonio netto.
- Il patrimonio netto tangibile, che è dato dalla differenza tra il patrimonio netto e le immobilizzazioni immateriali iscritte, per evitare di concedere affidamenti ad aziende che raggiungono una situazione patrimoniale florida, grazie all’iscrizione di “tangibili”. Tali “tangibili” possono essere individuati nei marchi o nei brevetti, elementi che presentano sempre un certo grado di rischio nella loro valutazione e quantificazione.
- ROI (Return On Investment), è l’indice che misura la capacità dell’azienda di restituire il finanziamento ottenuto.
Cosa influisce nella valutazione del rating?
Per la valutazione del rating, il bilancio mostra almeno tre limiti evidenti:
- è tardivo;
- è statico;
- è spesso non aderente alla realtà.
Pertanto, la banca dovrà soprattutto tener conto delle informazioni comportamentali conosciute e che risiedono nella tracciabilità di tutti i comportamenti tenuti dal cliente.
Esempi di tracciabilità sono:
- l’aumentare della capitalizzazione della società, ovvero l’apporto di mezzi propri quale elemento segnaletico di quanto la proprietà crede nella propria impresa;
- l’aumento della patrimonializzazione;
- l’allungamento della quota d’indebitamento a medio e lungo termine;
- l’aumento del margine operativo lordo all’aumentare dell’autofinanziamento e al diminuire degli oneri finanziari;
- la possibilità di offrire garanzie idonee;
- la redazione del bilancio e nota integrativa in forma chiara e ricca di informazioni;
- la tempestività d’informazioni alla banca;
- il valore degli intangibili;
- l’aspetto qualitativo dell’azienda.
Vogliamo spezzare la lancia in favore delle banche, sapendo comunque che molti lettori non saranno d’accordo.
Le accuse nei riguardi delle banche giustamente si sprecano poiché hanno ridotto i crediti alle piccole e medie imprese dopo aver finanziato l’alta finanza con i risultati che tutti conosciamo. È senz’altro un’accusa fondata ma dobbiamo anche renderci conto che le banche, obiettivamente, non hanno la possibilità di analizzare a fondo ogni singola realtà proposta e finanziarla adeguatamente.
In sostanza, quello che la banca vuole capire è se noi nella nostra azienda ci crediamo veramente, e va da sé che, se dimostriamo di crederci sino in fondo, siamo anche disposti a capitalizzarla con capitali propri.
Se non saremo disposti a capitalizzare la nostra azienda con capitali propri adeguati, daremo l’impressione che il rischio d’insuccesso sia notevole o perlomeno probabile e quindi di non credere pienamente nella riuscita del progetto.
Pertanto, per poter ottenere adeguati finanziamenti, dovremo dimostrare concretamente di credere nel progetto che presentiamo, poiché se non ci crediamo noi, come potrebbero crederci gli altri?
Per dovere di cronaca si deve comunque riportare che, a seguito della crisi finanziaria verificatasi tra il 2008 e 2010, gli organismi internazionali stanno lavorando al nuovo accordo di “Basilea 3” per le modifiche di rafforzamento del capitale delle banche che dovrebbero entrare il vigore dal 2012.
Potrebbe verificarsi pertanto che le banche, dovendo sicuramente aumentare la capitalizzazione, potrebbero necessitare di ulteriori parametri per concedere affidamenti alle aziende e di conseguenza operare una ulteriore stretta creditizia, che consisterà per il cliente in una maggior difficoltà nel reperire finanziamenti e, se ottenuti, sicuramente a tassi d’interesse maggiori.