
Questo libro è concepito per essere uno strumento d’orientamento per chi inizia un’attività in proprio o per chi magari desidera ripensare a quella già in essere.
INTRODUZIONE
Grazie al cielo esistono gli imprenditori, uomini e donne che si realizzano esprimendo la propria passione e capacità lavorativa, mettendo a repentaglio molto, se non tutto, della propria esistenza, famiglia, risparmi e tranquillità, ma generando in questo modo opportunità occupazionali in termini di posti di lavoro e quindi ricchezza per la comunità.
Gestire un’impresa in questo inizio di millennio non è certo cosa facile. Si è ridotto il margine di errore e di conseguenza la possibilità di commettere errori senza rischiare di rovinarsi è sicuramente aumentata. Pertanto, non si dovrà lasciar nulla al caso ed esser preparati ad affrontare le sfide che la globalizzazione ci propone quotidianamente.
I media riportano informazioni non certo confortanti riguardanti l’economia: fallimenti di aziende con una media di oltre venti casi al giorno (il riferimento al solo Tribunale di Milano), oltre a quelle che chiudono senza fallire, disoccupazione quasi al nove per cento, corruzione istituzionale, infiltrazione mafiosa in molti settori. Questi sono tutti elementi che, bene o male, possono influire nella nostra attività, sia essa di produzione, di servizio o professionale.
Nella lettura di questi dati, possiamo purtroppo interpretare il solo dato numerico a sé stante, senza poter capire i veri motivi del fallimento, della chiusura o della riduzione di personale. Sarebbe però interessante porci delle domande per poter capire e interpretare le cause che hanno contribuito alla chiusura dell’impresa. Al di là del fatto oggettivo e senza certamente avere la presunzione di ritenerci superiori a chi è purtroppo caduto in disgrazia, sarebbe utile però sapere se qualcuno di loro aveva studiato e attivato delle strategie simili a quelle che andremo ad analizzare e, se ciò fosse avvenuto, cosa allora non ha funzionato.
Non certo perché quello che andremo a leggere sia la verità assoluta o la panacea a tutti i problemi aziendali, ma solo perché un’idea imprenditoriale dovrebbe avere sempre un obiettivo ben determinato, perché se abbiamo un obiettivo abbiamo anche un programma e se abbiamo un programma possiamo valutate gli scostamenti e se possiamo valutare gli scostamenti li possiamo analizzarli e correggerli. Altrimenti no.
Il dato in contro tendenza è la nascita in Italia nei primi cinque mesi del 2010 di 200.652 aziende contro quelle cessate che ammonta a 183.417.
Letto così il dato sembrerebbe confortante, però il dubbio che sorge, è che molte di queste nuove realtà non siano create da imprenditori per scelta e preparati, ma da lavoratori espulsi dal ciclo produttivo da altre aziende e che tentano la carta del mettersi in proprio, magari indotti proprio dalle aziende stese che li hanno espulsi promettendo loro contratti di lavoro con miraggi di risultati accattivanti.
Ma quante di queste aziende se non ben strutturate e organizzate riusciranno a sopravvivere nel medio e lungo periodo?
La crisi economica in corso produrrà ancora molte chiusure di attività nei prossimi anni, creando di fatto una selezione naturale tra gli imprenditori; tra chi è preparato e si adeguerà e chi sottovaluterà l’evolversi della globalizzazione e sarà destinato a soccombere.
Anche se la nostra azienda, per effetto del settore in cui operiamo, non è direttamente coinvolta in rapporti con clienti o fornitori esteri, siamo comunque coinvolti nella globalizzazione, perché i nostri clienti o fornitori in qualche modo lo sono sicuramente.
La globalizzazione ha spostato l’asse portante d’equilibrio dei mercati dalla produzione alla finanza.
La crisi che oggi stiamo vivendo è in gran parte anche una crisi di tempistica (oltre che di limite delle risorse), cioè dovuta all’eccessiva velocità di crescita dei consumi, e dei consumatori, rispetto ai tempi di innovazione tecnologia, ma anche politica.
In breve, potemmo sintetizzare la risposta al termine globalizzazione con tre concetti:
- velocità di reazione;
- qualità del prodotto;
- costo del prodotto.
Tutto gira intorno a questi tre fattori, quindi, come si può dedurre, i margini di movimento sono veramente esigui.
Nel libro parleremo di “prodotto” in senso generico, ma lo stesso concetto potrà trovare applicazione in ogni tipo di attività, dai servizi alle professioni, nell’artigianato, nel commercio, nel turismo ecc..
Per le realtà di dimensioni minori, sarà opportuno tenere sempre in considerazione di saper e dover anche lavorare attivamente nella propria azienda. Solo così si avrà la percezione di come sia possibile un miglioramento del prodotto o servizio, e si potranno trasmetterne ai collaboratori le proprie capacità.
Per il successo delle imprese è fondamentale dipende la qualità del proprio prodotto e chi meglio di noi, diretti interessati e partecipi nel ciclo operativo, saprà valutare il risultato e individuare per tempo le anomalie?
L’imprenditore non potrà più prescindere dall’avere anche conoscenze non direttamente inerenti il ciclo produttivo; dovrà acquisire pertanto una conoscenza del mercato globale con buone cognizioni di contabilità e finanza.
Fatte queste considerazioni preliminari, possiamo iniziare ad analizzare quale sarà il nostro percorso per renderci conto delle reali possibilità di successo della nostra attività.
Dovremo tener sempre in considerazione che l’azienda è un sistema complesso, integrato e dinamico, non lineare. Non ci sono certezze sugli esiti, solo probabilità.
Ciò premesso, vorremmo consigliarvi come impostare la lettura del libro.
Non è un libro che si legge dopo cena per acquisire il concetto e via. Leggendolo tutto di un fiato, senza soffermarsi ad analizzare le domande che ci poniamo, risulterà noioso e monotono, oltre che inutile.
E’ un libro che deve essere capito a fondo e interpretato, pertanto sarebbe opportuna una prima lettura per avere una visione d’insieme di tutti gli argomenti trattati, poi, senza fretta, con carta e penna rileggere capitolo per capitolo appuntandosi le note per costruire il nostro personale piano strategico a cui vogliamo puntare.